Ruta Patavina  

  Euphorbia cyparissias

   

 

 

 

 

 

 

 



 


 


Euphorbia cyparissias
L.


Tassonomia
Ordine Euphorbiales
Famiglia Euphorbiaceae

Foto e Descrizioni
Pianta erbacea perenne con steli eretti portanti rami sterili e fioriferi numerosi e apicali sottili, foglie numerose e lineari, ciazio di colore giallo e raramente arrossato, brattee triangolari, il frutto è una capsula trigona finemente zigrinata con semi ovoidali di colore marroncino. Cresce nei prati chiari, ai margini boschivi e umidi e margini dei sentieri da marzo a giugno in tutta la penisola ad esclusione della Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia, segnalata per errore in Sardegna.

Sistematica

La famiglia di appartenenza dell'“Euforbia cipressina” (Euphorbiaceae) è un gruppo vegetale abbastanza numerosa, organizzato in 303 generi per un totale di circa 6700 specie.
Il
genere di appartenenza (Euphorbia) è molto numeroso e comprende circa 2100 specie, diffuse soprattutto nelle regioni tropicali e subtropicali dell'Africa e dell'America, ma anche nelle zone temperate di tutto il mondo. Una ottantina di queste specie sono proprie della flora italiana.
Il
genere delle "Euphorbie" essendo molto numeroso viene suddiviso in diversi sottogeneri. La pianta di questa scheda appartiene al sottogenere Anisophyllum, caratterizzato dall'avere le appendici dell'involucro a coppa di tipo petaloideo ossia colorate come i petali e capaci di secernere del nettare.

Etimologia

L'etimologia del nome generico è controversa. Da un lato lo scrittore latino Plinio (Como, 23– Stabia, 79) c'informa che la parola ”Euphorbia” deriva da un medico, di nome appunto ”Euforbio”, cerusico di corte del re Giuba del regno della Mauritania; ma d'altra parte considerando la derivazione di questo vocabolo dal greco si viene a sapere che con ”Euphorbium” s'indicavano le piante (che ora noi conosciamo sotto il genere considerato) che producevano un succo latteo caustico e velenoso utilizzato nella medicina di allora[2]. In altri testi si cita un medico greco di nome “Euphorbus” che per primo usò questa pianta nella medicina. Ma anche ”Euphorbia” potrebbe derivare da ”Euphorbius” che è formato da due parole : ”eu” (= buono) e ”phorbe”, (= pascolo o da foraggio), il cui significato finale potrebbe essere "ben nutrito"[3].
Il nome specifico (cyparissias) fa riferimento al portamento della pianta che ricorda vagamente (non tenendo conto delle dimensioni) i
cipressi.
Il
binomio scientifico attualmente accettato (Euphorbia amygdaloides) è stato proposto da Carl von Linné (Rashult, 23 maggio 1707 – Uppsala, 10 gennaio 1778) biologo e scrittore svedese, considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, nella pubblicazione Species Plantarum del 1753.
In tedesco questa pianta si chiama : Zypressen-Wolfsmilch; in francese si chiama : Euphorbe faux-cyprès; in inglese si chiama : Cypress Spurge.
 

Morfologia

Sono piante a ciclo biologico perenne. L'altezza media va da 15 a 40 cm (massimo 60 cm). Tutta la pianta è glabra e di colore verde-glauco. La forma biologica è emicriptofita scaposa (H scap), ossia sono piante erbacee con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve dotate di un asse fiorale eretto con poche foglie.

Radici

Le radici sono secondarie da rizoma.

Fusto

  • Parte ipogea: la parte sotterranea consiste in un rizoma legnoso, a volte ramificato e di colore bruno-rossastro. Il rizoma è stolonifero.

  • Parte epigea: nella parte aerea i fusti sono erbacei (non legnosi); possono essere semplici oppure ramosi appena sotto l'ombrella fiorifera con diversi rami tutti sterili. La parte basale può assumere un colore rossastro e contemporaneamente perdere le foglie dopo l'infiorescenza.

Foglie

Le foglie cauline lungo il fusto sono alterne, disposte densamente e in modo patente oppure inclinate verso il basso; mentre quelle dei rami sterili sono a consistenza setacea e addensate a pennello. Il colore spesso può essere giallastro, altrimenti è verde chiaro. Le lamine delle foglie (ma anche delle brattee) hanno i bordi interi. La forma in genere è strettamente lineare. Dimensione delle foglie : larghezza 1 – 3 mm; lunghezza 10 – 20 mm.

Infiorescenza

L'infiorescenza delle “euforbie” e quindi di questa pianta è diversa da quella delle altre Angiosperme e si chiama ciazio (= coppa da spumante), chiamata anche “pseudanzio”. Consiste in cinque brattee glabre saldate tra di loro e di colore verde più chiaro rispetto alle foglie sottostanti. La loro funzione è quella di protezione dei fiori interni : per questo motivo una tale struttura viene spesso chiamato involucro similmente all'involucro delle Asteraceae. Queste brattee è quello che rimane del perianzio dei fiori maschili. In quattro insenature, tra le dentellature delle cinque brattee, emergono in evidenza dei corpi ghiandolari (generalmente quattro – il quinto a volte è mancante) a forma di semiluna, colorati di giallo e contenenti delle sostanze nettarifere per attirare gli insetti pronubi. Le corna delle mezzelune sono allungate e quasi sempre convergenti.
All'interno della coppa trovano posto dei fiori maschili e femminili. In realtà i fiori maschili sono diversi (fino a 5 e più) ma ridotti al solo
stame. Mentre la parte femminile è rappresentata da un unico fiore centrale con una forma simile ad una calice lungamente pedicellato fino ad essere incurvato durante la fruttificazione; anche questo fiore è ridotto, cioè privo degli altri verticilli fiorali (calice, corolla e androceo) rimanendo solo il gineceo.
I
ciazi sono disposti in ombrelle terminali, di tipo “pleiocasio” o “cima multipara” ossia a più di due raggi, in questo caso i raggi sono 12 - 15 ognuno dei quali con ulteriori divisioni dicotome, ossia con due ciazi terminali (= infiorescenza “dicasiale”). Raramente può essere presente anche una seconda divisione “dicasiale”. Alla base dell'ombrella non sono presenti delle brattee ma delle foglie simili a quelle caulinari. Mentre a protezione dei ciazi sono presenti due larghe brattee cordate (o reniformi), libere (non sono saldate alla base). Queste ultime hanno un colore giallastro e alla fine fioritura spesso diventano rossastre. Questa unione di fiori unisessuati può facilmente essere scambiata per un singolo fiore ermafrodita; in effetti questa disposizione in rapporto agli insetti impollinatori differisce molto poco dai normali fiori ermafroditi della altre Angiosperme.[2][4][1].

Fiore

I fiori sono unisessuali (solo parte maschile e parte femminile) e monoici, ridotti all'essenziale (sono presenti solo gli organi strettamente riproduttori – quindi il perianzio è assente). Diametro del fiore 8 – 12 mm.

Frutti [modifica]

Il frutto è una capsula “tricocca”a tre logge monosperme (a un solo seme) e quindi contenente in totale tre semi. La forma della capsula è profondamente triloba. La forma dei semi invece è ovoidale e “caruncolata” (con protuberanze). Queste protuberanze emergenti derivano direttamente dall' ovulo nel quale inizialmente erano delle escrescenze del tessuto della placenta utilizzate durante la fecondazione da parte del polline[1]. La disseminazione avviene per esplosione della capsula (fino a 5 m di distanza[6]. La superficie delle capsula è rugosa, mentre i semi sono grigi e lisci. L'endosperma è abbondante e i cotiledoni sono grandi. Dimensione della capsula : 3 mm

Distribuzione e habitat [modifica]

  • Geoelemento : il tipo corologico (area di origine) è Centro - Europeo.

  • Diffusione : in Italia è diffusa al nord e al centro (più comune sui rilievi e meno frequente in pianura). Sui rilievi e pianure europee è comune ovunque (escluse le Alpi Dinariche); si trova anche nell'America settentrionale (ma probabilmente per introduzione antropica attorno al 1860).

  • Habitat : l'habitat tipico per questa pianta sono i prati aridi e incolti, i margine dei boschi e delle strade, ma anche nelle zone ad arbusteti. Il substrato preferito è sia calcareo che siliceo, con pH neutro del terreno che può avere anche valori nutrizionali bassi ma mediamente secco.

  • Diffusione altitudinale : sui rilievi queste piante si possono trovare fino a 1500 m s.l.m. (massimo 2500 m s.l.m.); frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali : collinare, montano e in parte subalpino.


Foto riprese sui Colli Berici (VI) da Dario Racconci
e sul M. Lozzo - Colli Euganei da Paola Polato

 

Fonti: Wikipedia - sito www.funghiitaliani.it