Sistematica
La
famiglia di appartenenza dell'“Euforbia delle
Faggete” (Euphorbiaceae)
è un gruppo vegetale abbastanza numerosa, organizzato in 303
generi per un totale di circa 6700
specie[1].
Il
genere di appartenenza (Euphorbia)
è molto numeroso e comprende circa 2100
specie,
diffuse soprattutto nelle regioni
tropicali e
subtropicali dell'Africa
e dell'America,
ma anche nelle zone temperate di tutto il mondo. Una ottantina di queste
specie
sono proprie della flora italiana.
Il
genere delle "Euphorbie" è anch'esso
molto numeroso per cui viene suddiviso in diversi
sottogeneri. La pianta di questa scheda
appartiene al
sottogenere Anisophyllum, caratterizzato
dall'avere le appendici dell'involucro
a coppa di tipo petaloideo ossia colorate come i
petali e capaci di secernere del
nettare[2].
Etimologia
L'etimologia
del nome generico è controversa. Da un lato lo scrittore latino
Plinio (Como,
23–
Stabia, 79) c'informa che la parola
”Euphorbia” deriva da un medico, di nome appunto ”Euforbio”,
cerusico di corte del re Giuba del regno della
Mauritania; ma d'altra parte considerando la
derivazione di questo vocabolo dal greco si viene a sapere che con
”Euphorbium” s'indicavano le piante (che ora noi conosciamo sotto il
genere considerato) che producevano un succo
latteo caustico e velenoso utilizzato nella medicina di allora[2].
In altri testi si cita un medico greco di nome “Euphorbus” che per
primo usò questa pianta nella medicina. Ma anche ”Euphorbia”
potrebbe derivare da ”Euphorbius” che è formato da due parole :
”eu” (= buono) e ”phorbe”, (= pascolo o da foraggio), il cui
significato finale potrebbe essere "ben nutrito"[3].
Il nome specifico (amygdaloides) fa riferimento alle foglie simili
a quelle della
mandorla,
mentre il nome comune (delle Faggete) si riferisce al fatto che
facilmente l'habitat
di queste piante sono i boschi di
faggio.
Il
binomio scientifico attualmente accettato (Euphorbia
amygdaloides) è stato proposto da
Carl von Linné (Rashult, 23 maggio 1707 –
Uppsala,
10 gennaio 1778) biologo e scrittore svedese, considerato il padre della
moderna
classificazione scientifica degli organismi
viventi, nella pubblicazione
Species Plantarum del 1753.
In tedesco questa pianta si chiama : Mendelblättrige Wolfsmilch; in
francese si chiama : Euphorbe à feuilles d'amandier; in inglese si
chiama : Wood Spurge.
Morfologia
Il
portamento di questa
specie
è basso e quasi prostrato. Il ciclo biologico e biennale (o anche
perenne). Se spezzate queste piante secernono un lattice bianco irritante
e velenoso. La forma biologica è
camefita suffruticosa (Ch suffr), ossia
sono piante perenni e legnose alla base, con gemme svernanti poste ad
un'altezza dal suolo tra i 30 ed i 70 cm (altezza media della pianta) dove
le porzioni erbacee seccano annualmente e rimangono in vita soltanto le
parti legnose.
Radici
Le
radici (di tipo
stolonifero)
si propagano sotterraneamente per dar luogo, nell'anno seguente, a nuovi
impianti.
Fusto
Il
fusto
è eretto e densamente
pubescente. La pare inferiore e ramosa e di
colore rossiccio. La pianta si presenta sia con
fusti
fertili (diventano fioriferi il secondo anno) che sterili.
Foglie
Tutte le foglie hanno la lamina intera, sono coriacee e sono colorate di
verde scuro. La forma è
lanceolato-spatolata (o anche
oblanceolata) con larghezza massima nella
seconda meta (verso la zona apicale).
-
Foglie
basali: i
fusti
fioriferi hanno una rosetta semi-basale le cui foglie sono grandi il
doppio di quelle
cauline e sono a disposizione
patente.
-
Foglie
cauline: lungo il
fusto
(tipicamente sono le foglie dell'annata) sono a disposizione
alterna-spiralata e più o meno eretta. In genere sono poco ravvicinate.
Dimensione
delle foglie : larghezza 13 – 15 mm; lunghezza 60 – 80 mm.
Infiorescenza
L'infiorescenza
delle “euforbie” e quindi di questa pianta è diversa da quella delle altre
Angiosperme e si chiama
ciazio
(= coppa da spumante), chiamata anche “pseudanzio”. Consiste in cinque
brattee
glabre saldate tra di loro e di colore verde più
chiaro rispetto alle foglie sottostanti. La loro funzione è quella di
protezione dei fiori interni : per questo motivo una tale struttura viene
spesso chiamato
involucro similmente all'involucro
delle
Asteraceae. Queste
brattee
è quello che rimane del
perianzio dei fiori maschili. In quattro
insenature, tra le dentellature delle cinque
brattee,
emergono in evidenza dei corpi ghiandolari (generalmente quattro – il
quinto a volte è mancante) a forma di semiluna, colorati di giallo e
contenenti delle sostanze
nettarifere per gli insetti
pronubi. Le corna delle mezzelune sono allungate
e quasi sempre convergenti.
All'interno della coppa trovano posto dei fiori maschili e femminili. In
realtà i fiori maschili sono diversi (fino a 5 e più) ma ridotti al solo
stame.
Mentre la parte femminile è rappresentata da un unico fiore centrale con
una forma simile ad una
calice
pedicellato; anche questo fiore è ridotto, cioè
privo degli altri
verticilli fiorali (calice,
corolla e
androceo)
rimanendo solo il
gineceo.
I
ciazi sono disposti in
ombrelle
terminali a 5 - 10 raggi ognuno dei quali con ulteriori divisioni
dicotome (ossia con due
ciazi
terminali –
infiorescenza “dicasiale”); queste ultime
possono ripetersi fino a 4 volte. Nella biforcazione dei raggi sono
presenti due larghe
brattee
(a forma ovata) in parte saldate. Mentre alla base dell'ombrella
(quindi all'inizio dell'infiorescenza)
è presente un
verticillo di foglie (spesso in numero uguale ai
raggi). Questa unione di fiori unisessuati può facilmente essere scambiata
per un singolo fiore
ermafrodita; in effetti questa disposizione in
rapporto agli insetti impollinatori differisce molto poco dai normali
fiori
ermafroditi della altre
Angiosperme.[2][4][1].
Dimensione delle
brattee
alla base dei raggi : larghezza 16 – 18 mm; lunghezza 20 – 22 mm. Le
superiori che sono saldate ad imbuto hanno un diametro di 20 mm.
Dimensione del
ciazio :
8 – 20 mm.
Fiore
I
fiori sono unisessuali (solo parte maschile e parte femminile) e
monoici,
ridotti all'essenziale (sono presenti solo gli organi strettamente
riproduttori – quindi il
perianzio è assente).
Il
frutto
è una
capsula “tricocca”a tre logge
monosperme
(a un solo seme) e quindi contenente in totale tre semi. La forma dei semi
è “caruncolata” (queste protuberanze emergenti derivano direttamente dall'
ovulo nel quale sono delle escrescenze del
tessuto della
placenta utilizzate durante la fecondazione da
parte del
polline[1]).
La disseminazione avviene per esplosione della
capsula. La superficie delle
capsula è liscia e
glabra, mentre i semi sono nerastri. L'endosperma
è abbondante e i
cotiledoni sono grandi.
Distribuzione e habitat
Foto riprese sui
Colli Berici (VI)
da Dario Racconci
Fonti: Wikipedia |