Ruta Patavina  

Arbustus unedo

   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



 


 

 

Arbutus unedo L.

Tassonomia
Regno: Plantae
Divisione: Magnoliophyta (Angiospermae)
Classe: Magnoliopsida (Dicotyledones)
Ordine: Ericales
Famiglia: Ericaceae

Nome italiano
Corbezzolo, àlbatro;
nomi locali: Fragolon (Lomb.); Corbèsoli (Ven.); Arburin (Liguria); Marmelotta (Em. Rom.); Momponi, Albatro, Albatrello (Tosc.); Lallerone, Lellarone (Umbr.); Cuccumarra (Laz.); Cerasa marina (Mar.); Mbrijachella (Abr.); Suorvo di macchia (Camp.); Frusciulu, Rusciolo (Pugl.); Imbriachi (Cal.); Aummaru, Per'i ruggia (Sicilia); Ulidone, Lidone, Li'oni (Sard.);

Etimologia
Sia àrbut-us, i che uned-o, -onis erano i nomi che utilizzavano i latini per indicare questa specie. In particolare l'epiteto deriverebbe dalla contrazione del periodo "unum edo" che significa "ne mangio uno", in riferimento alle bacche che, essendo molto dolci, non sono gradite da tutti.

Descrizione
Piccolo albero, o arbusto, o cespuglio, con chioma generalmente disarmonica, alto fino a 10 m, e a lento accrescimento; fusto tendente ad inclinarsi e a contorcersi, rossastro nei nuovi getti; negli esemplari adulti corteccia grigio-bruno-rossastra, desquamantesi in scaglie longitudinali; la pianta ha uno spiccato potere pollonifero dovuto a un ingrossamento ipogeo del fusto (ceppo) che funge da riserva nutrizionale, per cui, anche se soggetta a continui tagli o all’aggressione di incendi riesce sempre a sopravvivere riemettendo numerosissimi getti; è molto resistente alla siccità e, anzi, non ama suoli troppo umidi; se non soggetta a ceduazione può essere assai longeva.

Foglie
Subcoriacee, alterne, glabre, brevemente picciolate; lamina lanceolata con margine seghettato, verde carico e lucido sulla pagina superiore, più chiara e opaca in quella inferiore, apice acuto.

Fiori
Riuniti in piccole pannocchie pendule; rachide arrossato portante piccole brattee ovali e acute, anch’esse arrossate, all’ascella di ciascuna ramificazione, e, generalmente, anche all’ascella del peduncolo di ciascun fiore; calice gamosepalo di modeste dimensioni, suddiviso in 5 lobi acuti; corolla gamopetala, biancastra, a volte arrossata, urceolata (cioè a forma di orcio) con margine diviso in 5 piccoli lobi revoluti, glabra nella superficie esterna, tomentosa in quella interna. Androceo formato da 10 stami molto più corti dell’ampolla corollina, e quindi racchiusi al suo interno e disposti circolarmente attorno al gineceo, ancorati alla base della corolla; filamenti biancastri, slargati alla base, con lunga pelosità eretto-patente; antere rossastre e bilobate, con ciascun lobo provvisto di una appendice biancastra a forma di tentacolo. Ovario supero, 5-carpellare; stilo eretto, biancastro, leggermente più corto dell’ampolla corollina, in modo da arrivare all’incirca all’altezza della strozzatura da cui si dipartono i lobi della corolla, stigma giallo-verdastro, accennatamente suddiviso in 5 lobi radiali.

Frutti
Bacche 5-loculari, in ciascun loculo sono racchiusi numerosi semi; esocarpo costituito da una sottile pellicola, punteggiato di numerose escrescenze tubercolari acute, dapprima verde, poi giallo, rosso a maturità; mesocarpo costituito da una polpa color giallo carico a maturità; endocarpo carnoso indistinguibile dal mesocarpo. Semi di piccole dimensioni, brunastro-chiari, spigolosi, caratterizzati da scarsa germinabilità. I frutti impiegano un anno per maturare.

Periodo di fioritura
Da ottobre a gennaio, la fioritura avviene contemporaneamente alla maturazione dei frutti.

Territorio di crescita
Specie spontanea di tutti i Paesi che si affacciano al bacino del Mediterraneo, Portogallo, Irlanda, Macaronesia e Palestina. In Italia è presente, allo stato spontaneo, in tutte le Regioni ad eccezione di Val d’Aosta, Piemonte, Lombardia e Trentino A. A., in Friuli V. G. è naturalizzata.

Habitat
Pianta tipica della macchia mediterranea, presente come sottobosco nei boschi/leccete radi, o comunque ai margini dei boschi mediterranei; predilige suoli ben drenati, indifferentemente al substrato, su luoghi assolati e, malgrado lo si trovi anche in pendii poco esposti al sole, necessita comunque di almeno qualche ora di insolazione diretta. Vegeta dal livello del mare fin oltre gli 800 m di quota.

Somiglianze e varietà
A. unedo è l’unica specie del genere Arbutus presente in Italia.

Specie protetta
Art. 1 e All. A L. R. 18/04/1995 n. 33 Veneto, salvaguardia del patrimonio genetico delle specie della flora legnosa indigena del Veneto.
Art. 20 L. R. 23/02/2005 n. 6 Marche, alberi da fusto soggetti a tutela.
Art. 3, Comma 2, L. R. 23/02/1999 n. 9 Molise, specie alimentari di cui è proibita la raccolta.
Art. 4 L. R. 24/01/1977 n. 2 Emilia Romagna, specie di cui è vietata "a chiunque, ivi compreso il proprietario del fondo, salvo si tratti di terreno messo a coltura, la raccolta".

Uso Alimentare
Le bacche sono commestibili, ma si sconsiglia di abusarne per consumo diretto, perché, oltre a non essere gradite da tutti, consumate in quantità possono causare disturbi gastro-intestinali; vengono per lo più utilizzate per la preparazione di marmellate e aromatizzare grappe o acquavite; previamente fatte fermentare è possibile farne liquori o estrarne distillati alcolici (acquavite).

Uso Cosmetologico
L'arbutoside (o arbutina) viene impiegato come principio attivo nei preparati schiarenti della pelle, viene però, in genere, estratto da Arctostaphylos uva-ursi (L.) Spreng. (uva ursina) perché lo contiene in quantità più significative.

Uso Farmacologico
L'arbutoside, che è il più importante principio attivo per questa specie, è contenuto soprattutto nelle foglie, ed è un blando antiinfiammatorio. Studi recenti hanno dimostrato che anche i frutti hanno un buon contenuto in polifenoli, che gli conferiscono proprietà antiossidanti.

Tutti i trattamenti farmacologici e sanitari devono sempre essere eseguiti sotto stretto e diretto controllo medico.

Medicina alternativa e Curiosità
In fitoterapia si utilizzano le foglie e i frutti per ricavarne tisane, infusi ed estratti.
Le foglie hanno proprietà diuretiche, antisettiche, antiputride, antispamodiche dell'apparato gastro-intestinale e epatobiliare, depurative del sangue, e sono indicate nel caso di infezioni o infiammazioni non gravi delle vie urogenitali e gastrointestinali, nonché dell'apparato epato-biliare.
I frutti (consumati nella giusta misura) hanno azione astringente e quindi possono essere utilizzati come antidiarroici.
E' sconsigliato l'uso in forti dosi o prolungato soprattutto di foglie, ma anche dei frutti, perchè alcuni costituenti, assunti in grosse quantità, sono tossici.
Si ricorda inoltre che, per il contenuto in tannini, l'uso delle foglie come droga, nei soggetti più sensibili, può causare irritazioni nell'apparato gastrointestinale.
I fiori hanno azione sudorifica.

Note
Il legno è chiaro ed è particolarmente dolce; non essendo aromatico può essere utilizzato per realizzare arnesi per il trattamento di alimenti; in Sardegna i pastori lo utilizzano per realizzare "su pilìsu", il particolare strumento impiegato per rompere la cagliata; è anche un ottimo combustibile e non emettendo odore durante la combustione è molto apprezzato come legna da ardere; le forti capacità di riemettere nuovi getti subito dopo il taglio rendono la specie teoricamente adatta per la ceduazione, in pratica, però, il lento accrescimento ne limita lo sfruttamento ad usi familiari. E' inoltre una delle prime piante che si rigenerano dopo il passaggio degli incendi.
Il frutto in Sardegna viene chiamato mela ulidone. Sempre in Sardegna, dai fiori di A. unedo, si ricava il pregiatissimo miele amaro.
Nella tradizione ligure, viene usato, assieme all'alloro, nel carro del "confuoco", che portava doni al podestà, per dare, coi suoi frutti maturi, una nota di colore (per maggiori informazioni su questo rituale, guardare le note nella
scheda dell'alloro).
Sempre in Liguria si usava mettere, sul portale di casa, un ramo in segno di benvenuto quando si aspettavano ospiti importanti. Difatti i vecchi liguri trattavano questa specie con un certo riguardo, tanto da attribuirle quasi un valore affettivo, chiamandola, a seconda della zona, armuin, ermuin, e perfino ermelin, cioè "ermellino", ad indicarne la preziosità.
Nella tradizione popolare, il frutto simboleggia l'amore, sempre raffigurato in rosso, non disgiunto dalla gelosia, che ha il colore giallo: il frutto maturo ha infatti la peculiarità di essere rosso fuori e giallo dentro; per tale motivo agli innamorati gelosi veniva, maliziosamente, regalato un ramo di corbezzoli.

Foto riprese su Colli Euganei:
M. Ricco da Paola Polato e M. Rua da Renato Trevisan

Fonti: Wikipedia - sito www.funghiitaliani.it